giovedì 7 marzo 2013

Giovannino la peste


Qui son narrante le imprese funeste
di Giovannino detto “la peste”.
Era una peste per vocazione?
Peggio: di professione!
Ecco dei suoi il giudizio imparziale:
“Giovannino, sei proprio infernale!”.
Non c’era pranzo che gli piacesse
e piatti e bicchieri non rompesse:
versava il latte sul pavimento
e per i genitori era un tormento.
“Oh, Giovannino, sei una peste!”.
“Giovannino”, dicevano, “non è educazione,
se vengono a trovarci delle persone,
chiedere a bruciapelo: “Che m’hai portato?”.
Sei proprio una peste, un maleducato!
Quando l’ospite comincia un discorso,
lo interrompi, urli, gli dai un morso,
come un indiano l’assali in poltrona,
gli strappi il vestito, gli tiri la chioma!
Tu non sei un bambino,
sei una peste, Giovannino!
Mai vuoi dormire, ti alzi di notte,
mezzogiorno per te è a mezzanotte.

Ti diamo riso, e tu spaghetti vuoi all’improvviso;
ti diamo spaghetti, e tu: “Voglio il riso!”.
Sempre dispetti, Giovannino,
davvero questo non è carino.
Con i tuoi amici sei indisponente,
litighi, picchi, fai il prepotente,
e poi: “E’ stato lui, dici, a cominciare…”
Giovannino, dalla rabbia ci fai scoppiare!
Pestifero!”.
Così, per non morir di crepacuore,
un giorno lo potarono dal dottore:
“Nostro figlio deve avere un brutto male,
ci dica, dottore, perché è una peste tale.
Ingoia noccioli di susine,
ruba monetine,
è collerico, rabbioso,
super-nervoso.
Riempie d’inchiostro il lavandino,
fa fare al gatto il sottomarino.
Non si lava, non si sciacqua,
odia il sapone e l’acqua:
non è normale,
vive come un maiale!
Tra i suoi giochi più pestiferi
c’è appiccare incendi coi fiammiferi.
Scarabocchia soffitti e pareti,
taglia a strisce tende e tappeti.
Campione mondiale di villania,
inventa mille e una bugia,
tira calci, morde, fa boccacce,
dice ad ogni istante parolacce.
Poi scappa scardinando porte e finestre.
E’ proprio una peste!”

Rispose il dottore, simpaticissima persona:
“Lasciatemi il ragazzo, il caso m’appassiona.
Parlerò con lui per un’oretta
e quando tornerete vi darò la ricetta”.
Tornati, lo trovaron disperato,
coi capelli arruffati, il camice strappato.
“Per carità” gridò il dottore, “portatelo via,
mai ho sofferto tanto in vita mia!
Ecco la ricetta, leggetela poi,
non voglio più vedere né lui, né voi!”.
Arrivati a casa il biglietto fu aperto
e del dottore lessero il referto:
“Il vostro figliolo è normale, mi rincresce,
allegro, vivace, più sano di un pesce.
E’ disordinato, noioso, impertinente,
e quanto a dormire e mangiare, indisponente.
MA è pieno di vita e idee assai chiare,
tutto gli piace sapere e provare;
è un normale ragazzo pieno di gioia,
mai di proposito vuol darvi noia.
MA essere normale non è un delitto.
Abbiate pazienza, così è prescritto:
farà sempre guai, ma voi pazienti
ricordate sempre, in tutti i momenti,
TUTTI I BAMBINI SONO UNA PESTE!”.

                                                                                William Cole


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